Mi piacciono le macchine volanti. Ma le preferisco quando è l'auto ad essere effettivamente in grado di volare. Mentre il carro funebre raggiungeva la gravità zero, avevo un paio di microsecondi per apprezzare il paesaggio sottostante: un delizioso laghetto bordato da alberi di eucalipto e sentieri, una piccola spiaggia sulla riva opposta, dove un gruppo di persone aveva organizzato dei picnic serali e si rilassava sulle coperte. Oh, bene, pensò una piccola parte del mio cervello. Magari atterreremo in acqua. Poi cademmo — non verso il lago, ma verso gli alberi. Un suono che ricordava quello del do maggiore emesso da Luciano Pavarotti nel Don Giovanni fuoriuscì dalla mia gola. Le mie mani si incollarono al volante. Mentre affondavamo nell'eucalipto, il ghoul si staccò dal nostro tettuccio, quasi come se i rami degli alberi lo avessero scacciato via intenzionalmente. Altri rami sembravano piegarsi intorno al carro funebre, rallentando la nostra caduta, facendoci scivolare da un frondoso ramo profumato a un altro, finché non toccammo il terreno con tutte e quattro le ruote con un tonfo stridente. Gli airbag scattarono, spingendomi la testa contro lo schienale. Il sapore del sangue mi punse la gola. Afferrai la maniglia della portiera, mi imposi tra l'airbag e il sedile, e mi sospinsi di lato fino a finire sul letto di erba fresca e morbida. Sentii Meg vomitare da qualche parte nelle vicinanze. Almeno questo voleva dire che era ancora viva. A circa tre metri alla mia sinistra, l'acqua lambiva la riva del lago. Direttamente sopra di me, vicino alla cima del più grande albero di eucalipto, il nostro macabro amico blu stava ringhiando e contorcendo, intrappolato in una gabbia di rami. Mi tirai faticosamente su a sedere. Il mio naso pulsava, dolorante. Il petto bruciava. "Meg?" Lei barcollò fuori da dietro il carro funebre. I suoi occhiali erano storti, sicuramente vittime degli airbag. "Fai schifo a sterzare." "Oh, miei dei!" protestai. "Mi hai ordinato tu di..." il mio cervello vacillò. "Aspetta. Come facciamo ad essere ancora vivi? Sei stata tu a far piegare i rami degli alberi?" "Ovvio." Fece scattare le mani intorno alle due scimitarre dorate che si materializzarono nella sua presa. Li puntò nel terreno per riprendere l'equilibrio. "Non tratterranno quel mostro ancora a lungo. Stai pronto." "Che?" strillai. "Aspetta. No. Non sono pronto!" Mi tirai in piedi aggrappandomi alla portiera del guidatore. Dall'altra parte del lago, le persone che prima facevano picnic del tutto tranquilli si erano alzate dalle loro coperte. Immagino che vedere un carro funebre cadere dal cielo avesse attirato la loro attenzione. La mia visuale era sfocata, ma c'era comunque qualcosa di strano in quel gruppo... uno di loro sembra indossare un'armatura. Un altro ancora sembrava avere le gambe da capra. Anche se fossero stati amici, erano troppo lontani per poterci aiutare. Zoppicai fino a dietro al carro funebre e spalancai il bagagliaio. La bara di Jason sembrava al sicuro e protetta nella zona posteriore. Afferrai il mio arco e la faretra. Il mio ukulele era finito da qualche parte sotto agli airbag rigonfi. Avrei dovuto farne a meno. Più avanti, la creatura ululò, frustato nella sua gabbia di rami. Meg crollò a terra; la sua fronte era imperlata di sudore. Il demone si liberò e precipitò verso il basso, atterrando solo a pochi metri di distanza. Sperai che le gambe della creatura potessero rompersi in caso di impatto, ma non accadde. Bastarono pochi passi, i suoi piedi perforarono i crateri bagnati nell'erba, prima ancora che si raddrizzasse, mostrò i suoi denti bianchi e appuntiti. "UCCIDERE E MANGIARE!" Urlò. Che bella voce melodiosa. Il ghoul avrebbe potuto competere contro quasi tutti i gruppi di death metal norvegesi. "Aspetta!" La mia voce era acuta. "Io-io ti conosco." Agitai il dito, come se ciò potesse far scattare la mia memoria. Stretto nell'altra mia mano, il mio arco tremò. Le frecce vibrarono nella mia faretra. "A-andiamo, mi verrà in mente!" Il ghoul esitò. Ho sempre creduto che la maggior parte delle creature senzienti amasse essere riconosciuta; che siamo dèi, personaggi famosi o ghoul in un perizoma di piume d'avvoltoio. Fa piacere quando gli altri sanno chi siamo, dicano i nostri nomi, apprezzino le nostre esistenze. Certo, stavo solo cercando di guadagnare tempo. Speravo che Meg potesse riprendere fiato, lanciarsi contro la creatura e farla a fettine. Al momento, però, non sembrava essere in grado di usare le sue spade se non come stampelle. Sapevo che controllare alberi giganteschi potesse essere stancante, ma onestamente, non avrebbe potuto aspettare di rimanere senza fiato fino a dopo aver ucciso il mostro in perizoma di piume? Aspetta. Perizoma in piume avvoltoio... Diedi un'altra occhiata al ghoul: la sua strana pelle blu screziata, i suoi occhi lattiginosi, la bocca gigantesca e le piccole fessure delle narici. Puzzava di carne rancida... "Io ti conosco," ricordai finalmente. "Sei un eurynomos." Vi sfido a provare a dire 'sei un eurynomos' quando avete la gola in fiamme e il vostro corpo sta tremando dal terrore, e siete stati appena colpiti in faccia dall'airbag di un carro funebre. Le labbra del ghoul si arricciarono. File argentee di saliva gocciolarono lungo il suo mento. "SÌ! IL CIBO HA DETTO IL MIO NOME!" "M-ma sei un divoratore di cadaveri!" Protestai. "Dovresti essere negli Inferi, a lavorare per l'Ade!" Il ghoul inclinò la testa come se cercasse di ricordare le parole inferi e Ade. Non sembrava che gli piacessero tanto quanto uccidere e mangiare. "ADE MI DA SOLO CARNE VECCHIA!" Urlò. "IL PADRONE MI DÀ QUELLA FRESCA!" "Il padrone?" "IL PADRONE!" Desiderai davvero che Perizzoma di Avvoltoi non urlasse. Non aveva orecchie in vista, quindi forse aveva uno scarso controllo del volume. O forse voleva solo spruzzare la saliva in un raggio il più ampio possibile. "Se vuoi dire Caligola," mi azzardai, "sono sicuro che ti ha fatto promesse di ogni genere, ma posso dirti, che Caligola non è..." “AH! ALIMENTO STUPIDO! CALIGOLA NON È IL PADRONE!" "Non è il tuo padrone?" "NON IL PADRONE!" "MEG!" Ho urlai. Ugh. Ora lo stavo facendo anch'io. "Sì?" Ansimò Meg. Sembrava feroce e bellicosa mentre si avvicinava lentamente a me aiutandosi con le spade come se fossero state stampelle. "Dammi... un minuto.“ Era chiaro che non avrebbe preso l'iniziativa in questa particolare lotta. Se avessi lasciato che Perizoma di Avvoltoi si avvicinasse a lei, l'avrebbe sicuramente uccisa, e trovai quell'idea al 95% inaccettabile. "Beh, eurynomos," dissi, "chiunque sia il tuo padrone, non ucciderai né mangerai nessuno oggi!" Recuperai una freccia dalla mia faretra. La incoccai nel mio arco e presi la mira, così come avevo fatto letteralmente milioni di volte prima, ma non fu allo stesso modo impressionante con le mani e le ginocchia che ondeggiavano. Il che ci porta alla domanda: perché i mortali tremano quando erano spaventati? Sembra una cosa così controproducente. Se avessi creato io gli umani, avrei dato loro durante i momenti di terrore una ferrea determinazione e una forza sovrumana. Il ghoul sibilò, spruzzando saliva. "PRESTO L'ARMATA DEL padrone PROSPERERÀ DI NUOVO!" Muggì. "FINIREMO IL LAVORO! SBRINDELLERÒ IL CIBO FINO ALLE OSSA, E IL CIBO SI UNIRÀ A NOI!" Il cibo si unirà a noi? Mi ricordai perché Ade amava così tanto questi eurynomoi. Il minimo taglio di uno dei loro artigli avrebbe causato una malattia devastante nei mortali. E quando quei mortali sarebbero morti, sarebbero risuscitati come ciò che i greci chiamavano vrykolakas — meglio conosciuti nel linguaggio televisivo come zombi. E non era la parte peggiore. Se un eurynomos fosse riuscito a divorare la carne di un cadavere fino alle ossa, il suo scheletro si sarebbe potuto rianimare e divenire ancora più feroce, più forte di qualsiasi guerriero non morto. Molti di loro fungevano da guardie del palazzo d'élite di Ade; lavoro per il quale non volevo candidarmi. "Meg?" Tenni la mia freccia puntata verso petto del demone. "Stai indietro. Non lasciare che questo coso ti graffi." "Ma—" "Per favore," supplicai. "Per una volta, fidati di me." Perizoma di Avvoltoi ringhiò "IL CIBO PARLA TROPPO! FAME!" Corse verso di me. Io scoccai la freccia. Quest'ultima, trovò il suo bersaglio — il centro del petto del demone — ma rimbalzò via. La punta di bronzo celeste doveva avergli comunque fatto male, almeno. Il ghoul guaì e si fermò seduta stante. Una ferita gli si aprì nel punto in cui era stato colpito. Ma il mostro era ancora vivo. Forse avrei potuto scagliargli contro altri venti o trenta colpi nello stesso identico punto, avrei potuto fargli dei danni più ingenti. Con mai tremanti, incoccai un'altra freccia. "Q-quello era solo un avvertimento!" bluffai. "La prossima ti ucciderà!" Perizoma di Avvoltoi emise un gorgoglio profondo. Sperai fosse un rantolo di morte ritardato. Poi capii che stava solamente ridendo. "VUOI CHE ASSAGGI ALTRO CIBO, PRIMA? CHE TI TENGA PER DESSERT?" Fece scattare i suoi artigli, gesticolando verso il carro funebre. Non capii. Forse mi rifiutai di farlo. Voleva forse mangiare gli airbag? La tappezzeria dell'auto? Meg comprese prima di me. Urlò di rabbia. La creatura si nutriva di morti. E noi stavamo guidando un carro funebre. "NO!" gridò Meg. "Lascialo stare!" Si sporse in avanti, sollevando le spade, ma non era in grado di affrontare il demone. La spinsi da parte, mettendomi tra lei e la creatura, e scoccai ancora e ancora le mie frecce. Queste continuarono a scontrarsi nella pelle blu della creatura, lasciandogli ferite fumanti, fastidiosamente non letali. Perizoma di Avvoltoi barcollò verso di me, ringhiando di dolore, il corpo che si contraeva dopo ogni colpo. Era a quasi un metro di distanza. Altri due passi, e i suoi artigli mi avrebbero ridotto a brandelli la faccia. Da qualche parte dietro di me, una voce femminile gridò: "HEY!" Quello distrasse Perizoma di Avvoltoi il tempo sufficiente per farmi crollare coraggiosamente a sedere. Mi trascinai velocemente fuori dalla portata degli artigli del ghoul. Perizoma di Avvoltoi batté le palpebre, confuso dal suo nuovo pubblico. A una decina di metri di distanza, un assortimento di fauni e di driadi, forse una dozzina in totale, tentavano di nascondersi dietro ad una giovane donna dai capelli rosa con un'armatura legionaria romana. La ragazza armeggiò con una specie di arma da fuoco. Oh, cielo. Era una manuballista. Una balestra pesante romana. Quelle cose erano orribili. Lente. Potenti. Notoriamente inaffidabili. Il colpo era pronto. Alzò la canna, le mani tremanti come le mie. Nel frattempo, alla mia sinistra, Meg gemeva nell'erba, cercando di rimettersi in piedi. "Mi hai spinto," si lamentò, probabilmente intendendo dire: grazie, Apollo, per avermi salvato la vita. La ragazza dai capelli rosa sollevò la sua manuballista. Con le sue gambe lunghe e traballanti, mi ricordò una piccola giraffa. "A-allontanati da loro," ordinò al demone. Perizoma di Avvoltoi rispose con una serie di sibili e sputi. "ALTRO CIBO! VI UNIRETE TUTTI AL RE DEI MORTI!" "Amico," Uno dei fauni si grattò nervosamente la pancia sotto la maglietta che riportava la scritta PEOPLE'S REPUBLIC OF BERKELEY. "Non è per niente carino." "Per niente," riecheggiarono alcuni dei suoi amici. "NON PUOI OPPORTI, ROMANO!" Ringhiò il demone. "HO GIÀ MANGIATO LA CARNE DEI TUOI COMPAGNI! ALLA LUNA DEL SANGUE, VI UNIRETE TUTTI A LORO—" THWUNK. Un dardo di balestra d'oro imperiale si materializzò nel centro del petto di Perizoma di Avvoltoi. Gli occhi lattiginosi del ghoul si allargarono per la sorpresa. Il legionario romano sembrava altrettanto sbalordito. "Amica, lo hai colpito," disse uno dei fauni, come se ciò offendesse la sua sensibilità. Il ghoul si sbriciolò in una nube di polvere e piume. Il proiettile ricadde a terra. Meg zoppicò al mio fianco. "Vedi? È così che avresti dovuto ucciderlo. " "Oh, stai zitta," brontolai. Ci voltammo verso i nostri improbabili salvatori. La ragazza dai capelli rosa corrugò la fronte verso il mucchio di polvere, il suo mento tremava come se stesse per mettersi a piangere. Mormorò: "Odio quelle cose." "N-ne hai già affrontati prima?" Chiedi. Mi guardò come se fosse una domanda insulsa e stupida. Uno dei fauni le diede una gomitata. "Lavinia, amica, chiedi chi sono questi ragazzi." "Uhm, giusto." Lavinia si schiarì la voce. "Chi siete?" Mi alzai in piedi, cercando di recuperare un po' di calma. "Io sono Apollo. Questa è Meg. Grazie per averci salvato." Lavinia mi fissò. "Apollo, come—" "È una lunga storia. Stavamo trasportando il corpo del nostro amico, Jason Grace, al Campo Giove per essere sepolto. Potete aiutarci?" La bocca di Lavinia era spalancata. "Jason Grace... è morto?" Prima che potessi rispondere, da qualche parte sull'autostrada 24 arrivò un gemito di rabbia e angoscia. "Ehm, ehi," disse uno dei fauni, "quei ghoul di solito non cacciano in coppia?" Lavinia deglutì. "Già. Vi condurremo all'accampamento. Poi potremo parlare di" — fece un gesto preoccupato al carro funebre — "chi è morto e perché." |