"Oh, you are ADORABLE when you're indignant." [SCREAMING Citadel]
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| | La lira di Apollo - Parte 1/5
So cosa state per chiedere. “Percy Jackson, come mai ti tieni aggrappato ad uno dei palazzi di Time Square senza pantaloni, rischiando di cadere in una morte sicura?” Buona domanda. Per questo dobbiamo ringraziare Apollo, dio della musica, degli arcieri, e della poesia – e anche il dio delle missioni stupide. Questo disastro in particolare è cominciato quando ho regalato al mio migliore amico Grover delle lattine di alluminio per festeggiare il suo compleanno.
Prima dovrei puntualizzare una cosa… sono un semidio. Mio padre, Poseidone, è il Signore del mare, il che suona molto figo, credo, ma vuole dire più che altro una vita rivolta allo scampare dagli attacchi di mostri e fastidiosi dei Greci che sono soliti comparire mentre sei in metropolitana, nel bel mezzo di una lezione di matematica, o addirittura mentre mi sto facendo la doccia. (Lunga storia. Non chiedete.) Speravo che non sarebbe successo niente se mi fossi preso un giorno libero per divertirmi per il compleanno di Grover, ma ovviamente mi sbagliavo. Grover e la sua ragazza, Juniper, stavano passando la giornata al Prospect Park di Brooklyn, facendo cose normali del tipo danzare con le ninfe degli alberi del luogo e cantare serenate per gli scoiattoli. Grover è un satiro. È questa la sua idea di divertimento. Juniper sembrava star passando il tempo davvero molto bene. Quando Grover si sedette sulla tovaglia assieme a lei, lei si stava intrattenendo con gli spiriti della natura di Long Meadown, i suoi occhi color della clorofilla scintillavano alla luce del sole. Essendo una driade, la vita di Juniper era sempre legata al suo albero a Long Island, ma Grover mi ha spiegato che può fare qualche breve gita lontano da casa se si fosse portata dietro un cospicuo pugno di bacche del suo albero. Non ho avuto il coraggio di chiedere che cosa potrebbe succedere nel caso le bacche venissero accidentalmente spiaccicate. Comunque sia, siamo stati fuori per un po’, parlando ed essendo felici per il bel tempo. Diedi le lattine a Grover, che non sembrano essere proprio un gran regalo, ma è il suo cibo preferito. Mangiucchiò felicemente le lattine mentre le ninfe cominciarono a questionare su quali giochi da festa avremmo potuto fare. Grover tirò una benda fuori dalla tasca suggerendo di giocare ad 'Attacca la coda all'umano', il che mi rese un po' nervoso dal momento che ero l'unico essere umano presente.
Poi, senza alcun preavviso, la luce del sole brillò intensamente. L’aria divenne di un caldo insopportabile. A qualche metro di distanza, l’erba sfrigolò in una nuvola di vapore, come se qualcuno la stesse stirando con un’enorme pressa di quelle che si trovano nelle lavanderie a gettoni. Quando il vapore se ne era andato, in piedi di fronte a noi vi era il dio Apollo. Gli dei possono apparire come vogliono, ma Apollo sembrava sempre prediligere lo stile da ‘sto-solo-andando-ad-un-provino-per-entrare-in-una-boy-band’. Oggi indossava dei Jeans a sigaretta, una camicia bianca e dei vistosi occhiali da sole Ray-ban. I suoi capelli biondi e ondulati brillavano assieme ad essi. Quando sorrise le driadi strillarono e ridacchiarono. “Oh, no…” mormorò Grover. “Non può essere un buon segno.” “Percy Jackson,” disse Apollo. “Sono così felice che tu ti stia prendendo una giornata libera. Questo significa che voi due avete il tempo per aiutarmi con un piccolo problema!” Ovviamente, il problema non era affatto piccolo. Apollo portò me e Grover lontano dalla festa per parlare in privato. Juniper non voleva che Grover andasse, ma non poteva di certo mettersi a discutere con un dio. Grover promise di ritornare sano e salvo. E spero che fosse una promessa che saremmo riusciti a mantenere. Quando arrivammo ai limiti del bosco, Apollo si mise dinanzi a noi. “Permettetemi di presentarvi le Chryseae Keledones.” Il dio schioccò le dita. Dell’altro vapore esplose dal terreno e ne apparsero tre donne d’oro. Quando dico ‘d’oro’, voglio dire che erano letteralmente d’oro. I loro abiti senza maniche erano costituiti da così tanta stoffa d’orata che avrebbero potuto finanziare un bailout. I loro capelli d’oro erano intrecciati e appuntati sulla cima della testa in una classica pettinatura ad alveare. Erano allo stesso tempo belle e terrificanti. Avevo già visto delle statue viventi – degli automi – prima. Belle o meno, avevano sempre cercato di uccidermi. “Uh…” feci un passo indietro. “Che cosa hai detto che sono? Krissy Kelly, o qualcosa di simile?” “Chryseae Keledones,” disse Apollo. “Le Cantatrici D’oro. Sono la mia band di supporto!” Guardai Grover, chiedendomi se questo non fosse una specie di scherzo. Grover non stava ridendo. La sua bocca era aperta per lo stupore, come se quelle ragazze d’oro fossero state le più grandi e gustose lattine di alluminio che avesse mai visto. “Non sapevo esistessero davvero!” Apollo sorrise. “Beh, sono passati un paio di secoli dall’ultima volta che siamo usciti. Se ci si esibisce troppo spesso, si sa, la novità svanisce. Si sono limitate a vivere nel mio tempio a Delfi. Amico, fanno fare faville a quel posto. Ora le uso solo per le occasioni speciali.” A Grover salirono le lacrime agli occhi. “E le ha tirate fuori per il mio compleanno?” Apollo rise. “No, sciocchino! Ho un concerto sul monte Olimpo questa sera. Ci si stanno recando tutti! Le nove Muse apriranno il concerto, e io eseguirò un mix tra i miei vecchi pezzi e quelli nuovi. Per questo mi servono le Keledones. La mia carriera da solista è sempre stata grandiosa. Ma la gente si aspetta di sentire alcuni dei miei classici per fare colpo sulle ragazze: ‘Daphne of My Minds’, ‘Stairway to Olympus,’ ‘Sweet Home Atlantis.’ Sarà indimenticabile!” Ho cercato di non sembrare nauseabondo. Avevo sentito qualche poesia di Apollo prima, e se la sua musica fosse stata brutta almeno la metà in egual modo, quel concerto avrebbe ricevuto più fischi di quanti ne sarebbe in grado di fare Eolo, il dio del vento. “Grandioso,” dissi a malavoglia. “Allora, qual è il problema?” Il sorriso di Apollo svanì. “Ascoltate.” Si girò verso le cantatrici d’oro e alzò le mani come fosse un direttore d’orchestra. Al momento giusto, cantarono in armonia un: “Laaaa!” Fu un unico accordo, ma mi riempì di gioia. Improvvisamente non riuscì a ricordare dove fossi o che cosa stessi facendo. Se le cantatrici d’oro avessero deciso di farmi a pezzi in quel momento, non avrei fatto resistenza, purché continuassero a cantare. Niente aveva più importanza, a parte quel suono. Poi le ragazze d’oro tornarono silenti. La sensazione passò. I loro volti tornarono di un bellissimo quanto impassibile metallo. “È stato…” mormorai. “È stato fantastico.” “Fantastico?” Apollo storse il naso. “Ce ne sono solo tre. La loro armonia suona vuota. Non posso esibirmi in concerto senza il quartetto completo.” Grover saltellò gioioso. “Sono stupende. Perfette!” Fui un po’ preoccupato che Juniper potesse sentire, era una tipa abbastanza gelosa. Apollo incrociò le braccia. “Non sono perfette, Signor Satiro. Ho bisogno di tutte e quattro o il concerto sarò rovinato. Sfortunatamente, la mia quarta Keledon è sparita questa mattina. E non riesco a trovarla da nessuna parte.” Guardai i tre automi dorati, diritte dietro ad Apollo, in silenzio in attesa di ordini. “Uh… come ha fatto una Keledon a sparire?” Apollo ondeggiò nuovamente le braccia, e le cantatrici suonarono in tre armonie diverse. Il suono mi fece saltare il cuore in gola. In quel momento, sentii come se non sarei mai più riuscito ad essere felice. Poi, in un attimo, quella sensazione svanì. “La garanzia è scaduta,” spiegò il dio. “Me le costruì Efesto molto tempo fa, e hanno sempre funzionato bene… fino al giorno dopo che i duemila anni di garanzia non sono scaduti. Poi, ovviamente, WHAM! La quarta ha deciso di andarsene ed è scappata per la città.” Gesticolò in direzione di Manhattan. “Ovviamente ho cercato di contattare Efesto, ma tutto quello che ha detto è stato, ‘Beh, hai la mia Protection Plus Package?‘ E io ero tipo, ‘Non voglio la tua stupida estensione di garanzia!’ E lui si è comportato come se fosse colpa mia che la Keledon si sia rotta, e ha detto che se non avevo comprato il Plus Package, non ho il diritto di avere il servizio veloce, ma – ” “Whoa, whoa, whoa.” Lo interruppi. Non avevo per niente voglia di infilarmi nel bel mezzo di un litighio tra dei. Era successo già troppe volte. “Quindi, se sai che la tua Keledon si trova in città, perché non puoi semplicemente cercarla da te?” “Non ho tempo! Devo esercitarmi. Devo scrivere la lista delle esecuzioni e fare il controllo dei suoni! Inoltre, è un lavoro da eroi.” “Correre per i capricci degli dei,” mormorai. “Esattamente.” Apollo stese le braccia. “Credo che la Keledon perduta stia girovagando per il Theater District, sembra un buon posto per un’audizione. Le cetre hanno il tipico sogno da star – venire scoperte, fare parte di un musical di Broadway, quel genere di cose. La maggior parte delle volte sono riuscito a mantenere le loro ambizioni sotto controllo. Voglio dire, non posso di certo elevarle al di sopra di me, no? Ma sono sicuro che pensa di diventare la prossima Katy Perry. Voi due dovete trovarla prima che possa causare problemi. E in fretta! Il concerto è questa sera e Manhattan è un’isola enorme.” Grover giocherellò con il pizzetto. “Quindi… vuoi che la ritroviamo prima del concerto?” “Pensatelo come ad un favore,” disse Apollo. “Non fatelo per me, ma per tutti i mortali di Manhattan.” “Oh.” La voce di Grover si fece piccola piccola. “Oh, no…” “Cosa?” domandai. “Che cosa oh, no?” Anni prima, Grover aveva creato un legame empatico tra noi (un’altra lunga storia) e potevamo sentire l’uno le emozioni dell’altro. Non era esattamente come leggere la mente, ma riuscì a sentire che era terrorizzato. “Percy,” disse, “Se quella Keledon inizia a cantare in pubblico, nel bel mezzo del traffico pomeridiano –” “Creerà una devastazione senza fine,” concluse Apollo. “Potrebbe cantare una canzone d’amore o una ninna nanna, o un verso bellico patriottico, o qualsiasi cosa i mortali potrebbero ascoltare…” Rabbrividii. Una sola nota delle ragazze d’oro mi aveva gettato nella disperazione, anche se c’era Apollo a controllare il loro potere. Mi immaginai una Keledon mascalzona mettersi a cantare nel bel mezzo della città – facendo addormentare le persone, o facendole innamorare, o addirittura agitarle e farle combattere tra loro. “Deve essere fermata,” concordai. “Ma perché noi?” “Voi mi piacete!” sorrise Apollo. “Avete già affrontato le sirene. Questa situazione è completamente diversa. Mettete della cere nelle orecchie. Inoltre, il tuo amico Grover è un satiro. Ha una resistenza naturale alla musica magica. Inoltre può suonare la lira.” “Quale lira?” chiesi. Apollo schioccò le dita. Tutt’ad un tratto Grover si ritrovò in mano uno strumento musicale che non avevo mai visto. La base sembrava ricavata da un guscio di tartaruga, il che mi fece rattristire molto per le tartarughe. Due lucidi braccioli in legno sporgevano da un lato, forse delle corna di toro, con una barra nella parte superiore e sette corde che si estendevano dalla bara alla base del guscio. Sembrava una specie di combinazione tra un'arpa, un banjo, e una tartaruga morta. “Oh!” Grover quasi non lasciò cadere la lira. “Non posso! Questa è la sua –” “Si,” confermò Apollo allegramente. “Questa è la mia personalissima lira. Ovviamente se la danneggi, ti incenerisco, ma sono sicuro che la tratterai con ogni premura! Sai suonare la lira, non è vero?” “Um…” Grover strimpellò alcune note che suonarono come un canto funebre. “Fai pratica,” disse Apollo. “Avrete bisogno della lira magica per catturare la Keledon. Mentre Percy la distrae tu la suoni.” “Distrarla,” ripetei. Questa missione sembrava il peggio del peggio. Non riuscivo a capire come un’arpa di guscio di tartaruga avrebbe potuto sconfiggere un automa d’oro, ma Apollo mi diede una pacca sulla spalla che mi fece sentire come se fosse tutto a posto. “Eccellente!” disse. “Ci vedremo all’Empire State Building al tramonto. Portatemi la Keledon. In un modo o nell’altro persuaderò Efesto ad aggiustarla. Non fate tardi! Non posso fare attendere il mio pubblico. E ricordate, nessun graffio sulla lira.” Poi il dio del sole e le sue cantatrici d’oro sparirono in una nube. “Buon compleanno a me,” piagnucolò Grover, ed eseguì una nota stonata sulla lira.
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